Fede e Spiritualità
Solo la Parola ascoltata, accolta, conservata e meditata sa creare i profeti capaci di scelte liberatrici e precorritrici, sa creare degli uomini che, fedeli alla terra e all’umanità, ci parlino di Dio! ( E. Bianchi) In questa sezione:
- la lettura continuata della Parola secondo il calendario della Piccola Famiglia dell’Annunziata.
- le riflessioni sulla Liturgia Domenicale e Festiva
- il foglietto della S. Messa
Lectio Quotidiana | Lectio Festiva | SS. Trinità | |
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Vangelo di Matteo | Enzo BianchiSS. TrinitàAlberto MaggiSS. TrinitàDon Giuseppe BelliaSS. TrinitàP. Ernesto BalducciSS. TrinitàLuciano ManicardiSS. Trinità | Foglietto S. Messa ( Tablet) |
Font per testo greco greek | Cal. Apr-Mag-Giu 2023 | Foglietto S. Messa ( Stampabile A-R ISO B4) |
Il Signore mi ha dato di percorrere parte della mia vita con un Angelo.
Angelo Mazzola nasceva a Castelbuono il 18 Novembre del 1948 e crebbe in un ambiente familiare religioso.
Fin da piccolo la mamma è stata una presenza fondamentale nel suo cammino, come ben lo dimostra la poesia a lei dedicata:
“Ora mamma…. camminerò solo,
ma ancora mi darai il tuo aiuto…sempre! Ti davo un bacio nel sonno come ora quegli occhi di pianto, ora i tuoi capelli…serti di cigli sul tuo capo Aprimi il fazzoletto come allora, nel fazzoletto…. quello ricamato dal mio cuore conservo le tue lacrime ricordo d’amore. |
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Dopo le elementari fu accolto nel seminario dei Padri Conventuali di Montevago e successivamente fece il noviziato ad Assisi. Poi…non sapendosi accomodare…lascia e, malgrado avesse compiuto i primi studi liceali, ritornando a Castelbuono è costretto a rifrequentare le medie, poi il liceo. ..poi l’impegno nel sindacato, nella politica , le esperienze di aggregazioni nei recital, l’università, il fidanzamento… poi Spello e al ritorno la scelta di lasciare tutto, anche di completare la tesi di laurea e conseguire il diploma di laurea, per donarsi al suo Signore.
Nel 1977 con Angelo Mazzola, dopo aver visto, per due volte, il Musical Caino e Abele di Toni Cucchiara, presi dall’entusiasmo, abbiamo realizzato un musical tutto nostro. Lui pensò ai testi e io alle musiche, scambiandoci opinioni e suggerimenti nel montarlo, spesso in macchina sulla strada per Gibilmanna.
Abbiamo coinvolto centinaia di persone nella realizzazione: tutti ci siamo dati una mano nel metter in funzione la chiesa del “Crocifisso” abbandonata. Sfidando ogni pericolo camminavamo sugli alti cornicioni senza protezione e sul soffitto per sollevare i lampadari, nonché pulire la chiesa per renderla bella e fruibile. Le luci, poi, le abbiamo costruite artigianalmente con faretti e una cassetta in legno fatta con potenziometri rumorosissimi…
Il titolo,Angelo, allora militante del PCI, lo “tirò fuori” contestualizzando le condizioni politiche e il vissuto della gente ( soprattutto dei giovani) di quel periodo e il brano di Isaia 11 .. e così nacque “… e il Bimbo giocherà con l’onorevole …
E’ stata una esperienza, unica, irripetibile meravigliosa, con un grande coinvolgimento e successo di pubblico.
Dopo circa due anni, presi dall’entusiasmo un altro lavoro: PESAH che fu anch’esso pure partecipato … ma non lasciò lo stesso ricordo del primo.
Rileggendo Pesah, a distanza di 43 anni, e ripercorrendo la vita di Angelo fino alla sua morte nell’85, la rilettura attenta del testo non può che squarciare, trapassare la nube che spesso oscura la contemplazione di un Dio fatto PAROLA per accompagnare il cammino verso la certezza che Lui È …Lui è e non può essere una invenzione dell’uomo per non uccidersi ( come riportato nei “ Demoni” di F. M. Dostoevskij, quando Kirillov, mentre camminava per la stanza diceva: “L’uomo non ha fatto altro che inventare Dio per vivere senza uccidersi;” o come riportato nel Saggio “ il Mito di Sisifo” di A. Camus ).
“ IO SONO” non cessa di essere presenza vera e viva in una PAROLA che parla nel silenzio, dimora nel silenzio per annientare il buio della notte che spesso ci troviamo a percorrere.
Questa l’introduzione di Angelo, allora, al “ Teatro-Musica” Pesah.
“ Pesah, per l’ebreo, significa Pasqua, cioè passaggio del mar Rosso e quindi dalla schiavitù alla liberazione e alla libertà …
Pasqua, per il cristiano, è il passaggio dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce, dall’oppressione al coraggio della scelta …
Scelta significa lasciare qualche cosa per prenderne un’altra ….
Scelta è, anzitutto, libertà….
Solo se si è liberi si può rispondere alla chiamata di una voce che parla nel silenzio del deserto…
Chiamare è chiamare per nome; è un chiamare personalizzato.
Rispondere alla chiamata implica coraggio, padronanza di sé e fiducia in Colui che chiama…
Pesah è il nostro cammino.
In esso abbiamo entusiasmo e abbattimento, sicurezza e dubbio, gioia e stanchezza.
Di seguito alcune clip realizzate oggi con strumenti virtuali e cantanti virtuali che sostituiscono “ il cantato”, fruibile attraverso le scritte scorrevoli che accompagnano i vari fotogrammi. (click sull’immagine per aprire il video)
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“..E il Bimbo giocherà con l’onorevole” V Parte – La profezia” | PESAH – I Parte – Mosè | PESAH – II Parte – Isaia | PESAH – III Parte – Osea | PESAH – IV Parte – Maria ( Annunciazione-Visitazione) |
Fra pochi giorni ricorrono 10 anni dalla scomparsa di Carlo Maria Martini. Con questo video, molto personale, un ricordo da condividere con chi lo ha mato e ha fatto tesoro dei suoi richiami ad essere quanto più conformi a Cristo.
Un ricordo, il mio, sicuramente molto stretto e angolato rispetto al suo guardare a 360 gradi. Lui è stato ed è profeta del nostro tempo con un rispetto profondo verso Dio, un amore infinito per la PAROLA, inculcando la Lectio divina. E’ stato promotore del dialogo inter-religioso, amante degli ultimi, dei dimenticati, dei lontani. |
Non ha mai smesso, nella chiarezza che lo ha contraddistinto, di “ricordare al Signore” di attirare a Lui questa nostra Chiesa, smarrita e appesantita da “ ornamenti inutili” per condurla nel deserto e parlare al suo cuore.
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Riportiamo, per condividerlo, l’articolo di Enzo Bianchi apparso su Repubblica il il 23 Maggio, articolo che mette il luce, in poche righe, gli elementi realmente in gioco nella crisi che il Cristianesimo e, in paricolare, la Chiesa italiana stanno vivendo.
Oggi si apre l’assemblea dei vescovi italiani chiamati innanzitutto non al rinnovamento delle cariche istituzionali, ma a leggere insieme l’oggi di Dio per la chiesa, scrutare insieme i segni dei tempi che devono indirizzare le scelte e delineare, per il futuro prossimo, i passi da osare. Non è un’ora facile, e si potrebbe anche dire con linguaggio profetico che questi sono “giorni cattivi” perché si è fatta sempre più evidente la crisi ecclesiale in molti suoi aspetti.
È ormai attestato che dopo la pandemia le piazze sono tornate a riempirsi, ma le chiese restano vuote, con una diminuzione di partecipanti alle assemblee liturgiche che inquieta e deve interrogare. Le motivazioni che di consueto vengono individuate per illustrare questa crisi iniziata negli anni ottanta – la secolarizzazione, il mutamento di vita nella società del benessere, il consumismo, il relativismo morale – non sono più sufficienti a spiegare l’accelerazione con la quale siamo stati introdotti in una società post-cristiana e in una cultura dalla quale il cristianesimo è stato espulso.
Avevamo annunciato tempi in cui le chiese cristiane avrebbero avuto lo statuto di minoranze, ma eravamo certi che sarebbero state minoranze significative, capaci di inoculare diastasi salutari nella società. Oggi non ne siamo più sicuri perché l’indifferenza verso il cristianesimo è talmente imperante che sembra aver sopito addirittura la domanda di senso, le domande ultime.
Difficile definire questo fenomeno: non è declino, non è decadenza morale, non è mancanza di pensiero autorevole, ma resta un venir meno silenzioso, visibile solo per chi frequenta le chiese e constata una fuga delle donne e soprattutto dei giovani dalla liturgia.
Abbiamo speso cinquant’anni per l’evangelizzazione, in un impegno che la chiesa italiana ha saputo onorare e vivere seriamente, eppure il risultato è una sterilità crescente. Conosco bene le chiese occidentali dell’Europa per poter dire che la chiesa italiana ha cercato con fatica nuove strade, ispirandosi in modo convinto al concilio Vaticano II più di altre chiese europee, e tuttavia ciò che le resta da riconoscere è che l’attuale crisi è una crisi innanzitutto della fede! Comprendo che l’affermazione spaventa, ma occorre avere il coraggio di questa denuncia: non manca la testimonianza (sempre inadeguata al Vangelo!), non manca la disponibilità a lavorare, perché la chiesa oggi è stanca, esaurita, fiaccata, ma manca la fede a partire dal popolo di Dio. La verità è questa: se non si crede che Gesù Cristo è vivente, è risorto da morte e ha vinto la morte, che ragione c’è a professarsi cristiani, che beneficio se ne trae?
Se non si crede che la morte è solo un esodo, che ci sarà un giudizio sull’operato umano e una vita oltre la morte, una vita senza più pianto né lutto, perché si dovrebbe diventare cristiani e perseverare in questa appartenenza?
Non basta l’etica per essere cristiani: gli esseri umani sanno darsi un’etica.
Non basta la spiritualità: gli esseri umani sanno crearsela.
Ma se viene meno la fede, se non c’è più la memoria che trasmette la fede, come sarà possibile essere cristiani?
Oggi la “chiesa brucia”, il “gregge è smarrito” e soprattutto diviso più che mai, ma se non ci si interroga sulla fede l’agonia in Europa continuerà.
I vescovi italiani sapranno indicare che la vera urgenza è ridestare la fede “nuda e appesa alla croce”, senza rincorrere l’opinione dominante e senza ridurre la fede a messaggio etico?
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