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Vangelo del giorno
Mercoledì 15 Maggio 2024
In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.
Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».
(Gv. 17,11b-19)

Bibbia – CEI 2008
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Per citazione
(es. Mt 28,1-20):
Per parola:

Da Famiglia Cristiana n. 45/2008. ( articolo di Alberto Bobbio )

Riflessioni del  Cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, S.D.B., Arcivescovo di Tegucicalpa (Hondura

maradiaga Il prelato honduregno è osservatore del Vaticano alla Banca mondiale e al Fmi: «Serve un Tribunale internazionale contro i crimini finanziari, come per quelli di guerra».«La crisi non è finita. Anzi, siamo solo all’inizio. Ma io una domanda la voglio fare: dove sono finiti i soldi che le Borse hanno bruciato in queste settimane? Perché i soldi nessuno li brucia, né si volatilizzano. Più semplicemente, spariscono nelle tasche di quelli che sono già ricchi, a tutto danno dei poveri». lehman

Il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga,presidente della Caritas  internazionale e osservatore della Santa Sede alla Banca mondiale e al  Fondo monetario internazionale (Fmi), parla con la solita schiettezza,  e aggiunge: «Chiedo che la comunità internazionale, come ha fatto per  i crimini di guerra, costituisca un Tribunale internazionale per i  crimini finanziari che, sicuramente, producono molti più morti delle  guerre, per fame, sete e malattie».

 Eminenza, di chi è la colpa?
«Degli uomini che hanno fatto del mercato un dio. Bush e l’intero  sistema finanziario americano non possono assolversi dicendo che il  capitalismo si è comportato male. Significa non riconoscere i propri  errori. Tutto ha un limite, anche il consumo, anche il guadagno.    Chi  ha portato alla crisi deve fare un passo indietro, altrimenti  provocherà altri danni in futuro». 

  Qualcuno dice che bisogna rifondare il capitalismo.
«Non basta. Bisogna inventare qualcosa di nuovo. È ora di finirla di  procedere attraverso aggiustamenti strutturali dell’economia, che  premiano soltanto i ricchi e allargano il solco con i poveri. Bisogna  mettersi in testa che il capitalismo finanziario, dominatore  dell’economia negli ultimi 30 anni, è fallito. Non va rifondato, va  cambiato».

    Quanto pagano sulla loro pelle i poveri questa crisi?
«Ancora non lo sappiamo, ma il costo sarà altissimo. La crisi del  petrolio con i prezzi alle stelle ha prodotto prima dell’estate 100  milioni di poveri in più. Per sfamare un miliardo di persone denutrite  nel mondo bastano 30 miliardi di dollari all’anno, cioè meno del 5 per  cento del piano della Casa Bianca a favore delle banche. In primavera  i leader riuniti a Roma hanno detto che per gli Obiettivi del  millennio non c’erano soldi, ma nessuno ha avuto difficoltà a trovare  miliardi di dollari per le banche».

  Perché lei dice che siamo soltanto all’inizio degli effetti della crisi?
«La recessione porterà a un aumento della disoccupazione quasi  ovunque. In America centrale e latina le rimesse di chi è emigrato  negli Usa stanno già diminuendo. Vi sarà una contrazione delle  importazioni americane e anche delle produzioni destinate al mercato  estero. Così i prezzi aumenteranno e i ricchi faranno pagare la crisi  ai poveri».

Chi non ha vigilato?
«Il Fondo monetario internazionale. Si è occupato solo del Terzo  mondo, imponendo misure durissime ai Paesi poveri, e non ha  sorvegliato le nazioni ricche. Non è vero che le regole non sono state  rispettate. Le regole non c’erano per precisa volontà dei legislatori  e della Casa Bianca. Ma il Fmi non ha mai avuto nulla da obiettare».
 
Cosa hanno fatto gli Usa?
«Hanno continuato a contrarre prestiti colossali per sostenere i tagli  alle tasse e finanziare gli impegni militari. I soldi per le armi si  trovano sempre, soprattutto se le guerre sono inutili. Tuttavia, il  rapporto tra guerra e indebitamento può essere fatale agli americani. 
Se la Cina, che ha enormi investimenti nel sistema finanziario  statunitense, decidesse di non comperare più buoni del Tesoro  americano, gli Stati Uniti crollerebbero e gli impegni militari  americani sarebbero completamente travolti».

 È per scongiurare questa prospettiva che si sono avviate frenetiche  manovre di salvataggio?
«Certo. Non si vuole scardinare il capitalismo finanziario e si  giustifica perfino l’intervento massiccio dello Stato a favore delle  banche, chiedendo più denaro in prestito».

 Invece lo Stato cosa deve fare?
«Secondo la dottrina sociale della Chiesa, ha un ruolo chiave:  stabilire regole, sorvegliare e garantire il bene di tutti. 
Esattamente ciò che oggi manca. Quella di oggi è anzitutto una crisi  etica, dove non c’è limite al desiderio. Vale per gli impegni militari  e vale per la bolla immobiliare. Il mondo non gira solo attorno ai 
soldi. Ci sono altri valori».

 Perché siamo a questo punto?
«Nessuno si fida più degli altri. La paura ci domina: paura di perdere  denaro, paura degli altri popoli, paura di non poter più consumare. Il  terrorismo, dopo l’11 settembre, ha raggiunto il suo scopo: ha  spalmato il mondo di paura e ha favorito lo sviluppo del razzismo, che  produce più poveri e chiude le società. Le violente politiche antimmigrazione di molti Governi, compreso il vostro, lo dimostrano con  chiarezza. E la recessione peggiorerà le cose».

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