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Vangelo del giorno
Mercoledì 24  Aprile 2024


In quel tempo, Gesù esclamò:
«Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».(Gv 12,44-50)
Bibbia – CEI 2008
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Per citazione
(es. Mt 28,1-20):
Per parola:

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Durante l’estate e per l’esattezza il 13 luglio ci ha lasciati Arturo Paoli, che nel mese di novembre prossimo avrebbe compiuto 103 anni.

L’ultimo saluto a Lucca. E’ stata una vera festa di celebrazione  e ringraziamento per una vita compiuta, che ha trovato la sua pienezza nella fedeltà e nel servizio del Regno del Padre.

La vita di fratel Arturo, è stata una vita riuscita. Riuscita perché, vita data.

Fratel Arturo ha pensato agli altri rischiando di essere arrestato, torturato, ammazzato quando era un riferimento per vari ebrei che nascondeva durante la guerra mondiale.

Dopo il suo noviziato in Algeria e un tempo di fraternità in una zona di miniera a Bindua in Sardegna, vive in Argentina a contro corrente del regime militare, anche allora rischiando molto. Infatti, in quel tempo, alcuni fratelli sono torturati e un altro viene portato via mentre svolgeva il suo lavoro di spazzino. Ed è così che fratel Maurizio fa parte della lunga lista de “los desparecidos”.

In Venezuela, Arturo ritrova per un tempo il fratello con il quale visse a Fortin Olmos in Argentina.

Però è vero che fratel Arturo ha vissuto poco in fraternità, sia in Venezuela che in Brasile. Ma ha sempre saputo essere di stimolo con le sue riflessioni scritte o semplicemente condivise. Ha saputo mettere insieme persone attente ai bisogni dei più sprovvisti delle regioni povere dove aveva scelto di vivere.

Anche se sembra svolgere una vita di fraternità per conto suo, aveva  sempre presente le fraternità e i fratelli sparsi per il mondo. Come noi era mosso da quella spiritualità di Nazareth, spiritualità del quotidiano e delle cose semplici che Charles de Foucauld ci aveva trasmesso. La sua ultima casa, qui, a Lucca l’aveva chiamata “casa del beato Charles de Foucauld”.

Quando alla fine, non poteva più camminare e scrivere e poi neanche  parlare, il dubbio ha fatto parte del suo cammino di fede. Ma, alla fine, ha lasciato alle persone meravigliose che lo accompagnavano, una pace profonda.

Come diceva Gesù al momento della resurrezione di Lazzaro “lasciatelo andare”, anche noi diciamo “Arturo ti lasciamo andare”. E ringraziamo il Signore di avercelo dato.

Chiudendo gli occhi lo ritroviamo sorridente, umano, affettuoso .

Sì! La sua vita colma di anni meriterebbe proprio poi, un applauso.” (testimonianza di fratello Bernardo – dei Piccoli fratelli el vangelo – alla fine delle esequie)

Di seguito Il testamento Spirituale di Arturo Paoli

 

Nella domenica della Santissima Trinità 22 giugno 2011 dopo aver celebrata la messa nella chiesa di san Martino in Vignale ed aver predicato l’omelia seguito devotamente da una folta comunità, testimone della mia normale facoltà mentale, comincio a stendere il mio testamento spirituale. Comincio con l’esprimere la mia gratitudine all’arcivescovo mons. Italo Castellani che mi ha accolto e concesso ospitalità nella splendida residenza di san Martino, il cui parroco, don Lucio Malanca ha atteso ai miei bisogni come un fratello amoroso. Ringrazio il padre celeste del dono delle amicizie che hanno reso ovunque lieta la mia esistenza e consolato negli inevitabili contrasti. Ricordo prima degli altri i fratelli della mia famiglia religiosa (beato Charles de Foucauld). Ho spesso ricordato le lacerazioni del cuore, le giornate di distacchi, quelle che il beato Carlo chiama l’éloignement (la lontananza). Parecchi giovani mi sono vicini in questa tappa della mia esistenza fra cui il mio compagno di contubernia (convivenza) Tommaso Centoni che ricordo qui con particolare gratitudine. La vera ragione di stendere questo testamento spirituale nasce dal fatto di sentire nella grande comunità-chiesa amore e rifiuto, stima e riserva. E ho pensato che questo avesse dei motivi giusti ed inevitabili. Se mi si chiedesse a quale Chiesa appartengo, quella cui aderisco direi, senza esitazioni, è quella del Concilio Vaticano II, è quella della Lumen Gentium, della Gaudium et Spes e confesso, senza tortuose ipocrisie, che penso che i due pontefici succeduti a Paolo VI sono incorsi nel rimprovero-lamento espresso da Gesù in Mt 16 e in Lc 12, sui segni dei tempi. Credo fermamente che Gesù sia misericordioso non solo perché lancia un salvagente all’anima che sta per naufragare nella condanna eterna ma anche e soprattutto per la sua decisione, suggerita dal suo amore infinito di fare di ogni creatura umana, direttamente o anche a sua insaputa, un partecipe al suo progetto di amorizzare il mondo. Abbiamo motivo di credere che una lagrimetta finale ci salverà dall’inferno. Ma i veri cristiani sono quelli che fanno quanto possono per portare frutto “Io sono la vite e voi i tralci”. Questo e solo questo è il nostro Salvatore. Chiedo a tutti, parenti e amici che ho teneramente amato sulla terra, di pregare il Salvatore che mi accolga fra gli eletti. Ma vorrei dire a tutti coloro che mi ricordano che non dimentichino mai che il nostro luogo di nascita si professa cristiano-cattolico ma presentemente noi facciamo parte di un sistema politico il più antievangelico immaginabile. Penso spesso a una bella preghiera al Padre «Tu apri la tua mano e riempi ogni essere di ogni bene». Oggi per essere veri cristiani dovremmo pregare: «Non guardare Signore mentre riempio di pane il cassonetto dei rifiuti» Mentre i nostri fratelli ci chiedono ospitalità noi preghiamo «Liberaci dai nemici che vengono a turbare la nostra pace». Forse il solo vantaggio di vivere in questa terra opulenta sarà quello di essere convinti di essere incapaci: “sono un servitore inutile”. Nel caso cadessi ammalato, come preludio della mia morte, chi è vicino mi suggerisca questo ritornello “sono un servitore inutile”. Sul problema del mio cadavere non ho nessuna disposizione da dare. Mi attira il cimiterino di san Martino in Vignale ma lasciatelo decidere a chi se ne occupa.

Lucca S. Martino in Vignale 22 giugno 2011

Fratello Arturo Paoli

Aggiunta del 31 dicembre 2011 Oggi martedi 13 dicembre 2011 festa di santa Lucia nel pieno delle facoltà mentali unisco al mio testamento la seguente disposizione.

Nell’evento della mia morte dispongo la mia ultima volontà che la mia salma venga interrata nel piccolo cimitero adiacente alla chiesa di san Martino in Vignale (alla sua destra verso levante) con una semplice targa. Sac. Arturo Paoli Piccolo fratello del Vangelo Nato 30 . 11 . 1912 Morto 13 . 07 . 2015

Exultabunt in Christo ossa humiliata Arturo Paoli

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