VISITE
Vangelo del giorno
Venerdì 10 Maggio 2024
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».

(Gv. 16,16-23)

Bibbia – CEI 2008
Cerca nella BIBBIA
Per citazione
(es. Mt 28,1-20):
Per parola:

Fede e Spiritualità

E’ di ieri sul quotidiano on-line lettera 43 un articolo di  Luigi dell’Oglio sulle varie agevolazioni e privilegi goduti, in Italia, dalla “ Chiesa “ , anche se tale termine è improprio, perché la Chiesa è tutto il  popolo di Dio ( dal più forte, ricco e prepotente all’ultimo dei poveri sulla  terra, ognuno bisognoso di attenzione e misericordia : i primi di conversione  gli ultimi di speranza di “riscatto” ).
Tutti, dal Papa al più piccolo dei poveri siamo λαός, “popolo”,  ovvero una moltitudine di persone alla sequela di Cristo;  e quando, con “ varie argomentazioni “, ci si   separa dalla sua parola risuoni forte l’invito «Vattene via da me, Satana! Tu non hai il senso delle cose di  Dio, ma delle cose degli uomini». (Marco 8:33)  …  Rimettiti  dietro e continua la sequela …. 

 L’invito, leggendo l’articolo,  a interrogarsi, nella libertà più grande   … nello stile di Francesco … “ in cosa sto sbagliando io per tutto quello che sta capitando alla mia chiesa ??  !!

Questo il link dell’articolo:  http://www.lettera43.it/attualita/23711/il-parroco–a-carico-nostro.htm

 

 

     Riproponiamo un post di tre anni fa un  piccolo  stimolo a riflettere sulla nostra fede.
santa22.jpg Che m’importa dei vostri sacrifici senza numero?” dice il Signore.Sono sazio di olocausti di montone e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. Quando venite a presentarvi a me chi richiede da voi che veniate a calpestare i miei atri? Smettete di presentare offerte inutili, l’incenso è un abominio per me; noviluni, sabati, assemblee sacre, non posso sopportare delitto e solennità.I vostri noviluni e le vostre feste io detesto, sono per me un peso; sono stanco di sopportarli.  Quando stendete le mani, io allontano gli occhi da voi.

Anche se moltiplicate le preghiere, io non vi ascolto.

Le vostre mani grondano di sangue.Lavatevi, purificatevi, togliete il male dalle vostre azioni dalla mia vista.

 Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova “(Isaia 1,11-17 )

Le nostre feste,… le nostre processioni,… le nostre offerte votive…, siamo sicuri che sono gradite al Signore?

Ogni volta che vedo la Croce passare con un drappo di velluto stracolmo di anelli, orecchini, bracciali,( in passato anche banconote )… piango …  piango perché non riesco a capire cosa se ne faccia Dio di queste cianfrusaglie preziose ai nostri occhi e alla nostra economia di mercato, ma spazzature per Lui, che per primo si è fatto piccolo, ultimo e povero per condividere, fino in fondo, tutta la sofferenza dell’uomo.

  E poi le tante statue di “Santi” e “ Madonne”,( ultimamente il più gettonato è P. Pio ) ognuno con i propri “tesoretti”, intoccabili… ma la ruggine li consumerà !!!

Abbiamo perso il senso della Festa.

Per il “Santo di turno “  ogni sforzo è proteso a raccogliere  soldi:  soldi per.. la musica…il cantante di turno.. il sorteggio… e svariate altre manifestazioni; …. ma alla sera: stanchezza, insoddisfazione, vuoto.

Vivere la festa è mettersi in cammino ( per la strada impervia e passando per la porta stretta ), dopo aver scrostato dal proprio cuore [ con dolore ] ogni “sozzura” , per ritornare alla casa del Padre, dove c’è la vera gioia, che non finirà mai.

A che vale percorrere per nove sere a piedi nudi le strade del nostro paese… se nel nostro cuore restano l’invidia, l’autoreferenzialità, la voglia di successo, la disonestà fiscale, etc…

  A che valgono le nostre “promesse”, se pretendiamo misericordia, e non riusciamo ad essere misericordiosi?

                   pro.jpg      

piedi-scalzi.jpg

 

ipocrita.jpg   Io detesto, respingo le vostre feste e non gradisco le vostre riunioni; anche se voi mi offrite olocausti, io non gradisco i vostri doni e le vittime grasse come pacificazione io non le guardo.  Lontano da me il frastuono dei tuoi canti; il suono delle tue arpe non posso sentirlo! Piuttosto scorra come acqua il diritto e la giustizia come un torrente perenne(Amos 5,21- 25 ).  Efraim ha moltiplicato gli altari, ma gli altari sono diventati per lui un’ occasione di peccato. Ho scritto numerose leggi per lui, ma esse sono considerate come una cosa straniera. Essi offrono sacrifici e ne mangiano le carni, ma il Signore non li gradisce; si ricorderà della loro iniquità e punirà i loro peccati: dovranno tornare in Egitto”  (Osea,8,11-13 ).  Non chi dice “ Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio.” (Matteo 7, 21 )   Guardatevi dal praticare le vostre opere buone davanti agli uomini per essere da loro ammirati,altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli… Quando fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà. Quando pregate non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle loro sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini.” ( Matteo 6, 1;3;5)    Dice il Signore: “ Poiché questo popolo si avvicina a me solo a parole e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e il culto che mi rendono è un imparaticcio di usi umani, perciò, eccomi, continuerò ad operare meraviglie e prodigi con questo popolo; perirà la sapienza dei suoi sapienti e si eclisserà l’intelligenza dei suoi intelligenti “. (Isaia 29,13-14 )

La cosa più terribile, dinanzi a tanta contraddizione, è pensare che, cambiare, per ritornare all’autenticità è impossibile. Il peccato più grande che l’uomo possa fare è perdere la speranza!

Perdere la speranza significa non credere più che Dio esiste e compie meraviglie, e rende possibile ciò che ai nostri occhi è impossibile.

Quando si perde la speranza ci si sostituisce  a Dio e il nostro Io  diventa Dio.

 Il vero miracolo per noi, uomini del nostro tempo,  è recuperare la speranza.

                                            valenz1.JPG
   

“Su , venite e discutiamo” dice il Signore. “ Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve. Se fossero rossi come la porpora, diventeranno come lana. Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra. Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada, perché la bocca del Signore ha Parlato(Isaia 1,18-20 )

 

 

Da qualche settimana serpeggia un malcontento per la decisione dei tre parroci di non accompagnare più il feretro fino al cimitero.
Dobbiamo evitare che impulsi emotivi sfocino in assurde prese di posizione che sono lontanissime dal silenzio che avvolge il mistero della morte. Di fronte alla morte le nostre labbra restano mute.

Soltanto gli stolti moltiplicano le parole, sia in chiesa come altrove. Per quanto grande sia la nostra fede, di fronte al mistero della morte si ripropongono per tutti, e non solo per i credenti, i fondamentali interrogativi della nostra esistenza terrena.
Di fronte a questo mistero il silenzio è l’atteggiamento più saggio. Un silenzio che soltanto la parola di Dio è degna di rompere. A noi restano soltanto i gesti della solidarietà nel dolore; soprattutto i gesti della speranza cristiana.  Nella celebrazione cristiana della morte, dell’esodo da questa vita, sono soprattutto i gesti che contano e che possono veramente “parlare”. Del resto è proprio questo il linguaggio fondamentale della liturgia (cf SC 7).

Questo è il compito della ministerialità sia ordinata che laica.
Non si tratta semplicemente di eseguire un rituale, ma di far sperimentare la presenza del Risorto. La celebrazione liturgica, del resto, non fa altro che esprimere e alimentare quella che è la missione di ogni cristiano in tutte le circostanze della sua vita: testimoniare la presenza di Cristo risorto. Testimonianza che nella celebrazione cristiana della morte diventa urgente e fondamentale. (don Silvano Sirboni)
Il funerale cristiano non è una semplice “cerimonia” di civili condoglianze, né a una vaga sacralizzazione della morte. È la professione di fede in una comunione che continua oltre il tempo e lo spazio.
«È vero che c’è sempre, nella morte, una separazione, ma i cristiani, membri come sono di Cristo e una sola cosa in lui, non possono essere separati neppure dalla morte» (Rito delle esequie 10).
Questa comunione è in qualche modo resa visibile proprio dal rituale delle esequie che, nella sua forma tipica, prevede «tre stazioni o soste: nella casa del defunto, in chiesa, al cimitero» (RE 4).

Con lungimiranza pastorale e consapevolezza teologica le premesse al rito già 40 anni fa scrivevano: “Le esequie senza la messa possono essere celebrate dal diacono. Se la necessità pastorale lo esige, la Conferenza Episcopale può, con il consenso della Sede Apostolica, designare anche un laico. In mancanza del sacerdote o del diacono, è bene che nelle esequie del primo tipo [cioè con tre soste: nella casa del defunto, in chiesa e al cimitero] le stazioni nella casa del defunto e al cimitero siano guidate da laici; la stessa cosa in genere è bene fare per la veglia nella casa del defunto(RE 19).

Come già avviene in alcuni paesi dell’Europa e dell’America Latina, i laici saranno sempre più chiamati ad esercitare il loro sacerdozio battesimale anche per questa liturgia che pone l’ultimo sigillo della fede sulla vita terrena dei fedeli (cf P.Tomatis, Ministeri nel lutto in La Vita in Cristo e nella Chiesa, n. 9/2009, pp. 46-48) (don Silvano Sirboni).

È sempre più raro che il ministro ordinato possa accompagnare il feretro al cimitero. La sepoltura o tumulazione avviene purtroppo nel totale silenzio, rotto, forse, da qualche singhiozzo. Si tratta invece di un momento dalle forti emozioni che la parola di Dio e la preghiera dovrebbero illuminare.
Fatta eccezione per la benedizione del sepolcro, anche un laico, con gli opportuni adattamenti, può dirigere in questo momento la preghiera che prevede la professione di fede (se non si è già fatta in chiesa), preghiera dei fedeli o altre invocazioni e orazioni adatte alla circostanza.
Anche se questo momento di preghiera può essere diretto da un familiare, sembra imporsi l’esigenza dei cosiddetti “ministri della consolazione” che a nome della comunità cristiana accompagnino il fratello defunto insieme ai familiari ed esprimano poi la preghiera della comunità locale presso il sepolcro. (don Silvano Sirboni)

[print_link]
passio.jpg Venerdì santo: la morte di Gesù in croce è l’altissima, divina, eroica lezione di Gesù su cosa sia l’amore. Aveva dato tutto: una vita accanto a Maria nei disagi e nell’obbedienza. Tre anni di predicazione rivelando la Verità, testimoniando il Padre, promettendo lo Spirito Santo e facendo ogni sorte di miracoli d’amore.
Tre ore di croce, dalla quale dà il perdono ai carnefici, apre il Paradiso al ladrone, dona a noi la Madre e, finalmente, il suo Corpo e il suo Sangue, dopo averceli dati misticamente nell’Eucaristia.
Gli rimaneva la divinità.La sua unione col Padre, la dolcissima e ineffabile unione con Lui che l’aveva fatto tanto potente in terra, quale figlio di Dio, e tanto regale in croce, questo sentimento della presenza di Dio  doveva scendere nel fondo della sua anima, non farsi più sentire, disunirlo in qualche modo da Colui che Egli aveva detto di essere uno con Lui: «Io e il Padre siamo uno» (Gv. 10,30).

In Lui l’amore era annientato; la luce, spenta la  sapienza, taceva. Si faceva dunque nulla per far noi partecipi al Tutto; verme (Salmo, 22,7) della terra, per far noi figli di Dio.Eravamo staccati dal Padre.
Era necessario che il Figlio, nel quale noi tutti ci ritrovavamo, provasse il distacco dal Padre. Doveva sperimentare l’abbandono di Dio, perché noi non fossimo mai più abbandonati.
Egli aveva insegnato che nessuno ha maggior carità di colui che pone la vita per gli amici suoi. Egli, la Vita, poneva tutto di sé. Era il punto culmine, la più bella espressione dell’amore.Il suo volto è nascosto in tutti gli aspetti dolorosi della vita: non sono che Lui.
Sì, perché Gesù che grida l’abbandono è la figura del muto: non sa più parlare.

È la figura del cieco: non vede, del sordo: non sente.

È lo stanco che si lamenta. Rasenta la disperazione.
È l’affamato… d’unione con Dio.
È figura dell’illuso, del tradito, appare fallito.
È pauroso, timido, disorientato.
Gesù abbandonato è la tenebra, la malinconia, il contrasto, la figura di tutto ciò che è strano, indefinibile, che sa di mostruoso, perché un Dio che chiede aiuto!… È il solo, il derelitto… Appare inutile, scartato, scioccato… Lo si può scorgere perciò in ogni fratello sofferente.
Avvicinando coloro che a Lui somigliano, possiamo parlare di Gesù abbandonato.
A quanti si vedono simili a lui e accettano di condividere con Lui la sorte, ecco che egli risulta: per il muto la parola, a chi non sa, la risposta, al cieco la luce, al sordo la voce, allo stanco il riposo, al disperato la speranza, al separato l’unità, per l’inquieto, la pace. Con Lui l’uomo si trasforma e il non senso del dolore acquista senso.
Egli aveva gridato il perché al quale nessuno aveva risposto, perché noi avessimo la risposta ad ogni perché.Il problema della vita umana è il dolore. Qualsiasi forma abbia, per terribile che sia, sappiamo che Gesù l’ha preso su di sé e muta, per un’alchimia divina, il dolore in amore.

Per esperienza posso dire che appena si gode di un qualsiasi dolore, per essere come Lui e poi si continua ad amare facendo la volontà di Dio, il dolore, se spirituale, sparisce; se fisico, diviene giogo leggero.
Il nostro amore puro al contatto col dolore, lo tramuta in amore; in certo modo lo divinizza, quasi prosegue in noi – se lo possiamo dire – la divinizzazione che Gesù fece del dolore.
E, dopo ogni incontro con Gesù abbandonato, amato, trovo Dio in modo nuovo, più faccia a faccia, più aperto, in un’unità più piena. Tornano la luce e la gioia e, con la gioia, la pace che è frutto dello spirito.Quella luce, quella gioia, quella pace fiorite dal dolore amato colpiscono e sciolgono anche le persone più difficili. Inchiodati in croce si è madri e padri di anime. Effetto è la massima fecondità.
Come scrive Olivier Clément: «L’abisso, aperto per un istante da quel grido, si riempie del grande soffio della resurrezione». Si annulla ogni disunità, traumi e spacchi sono colmati, risplende la fraternità universale, fioriscono miracoli di risurrezione, nasce una nuova primavera nella Chiesa e nell’umanità.
[print_link]
Utenti collegati
Liturgia del giorno
Cliccando sulle icone link per visualizzare e accedere alla liturgia del giorno e alla liturgia delle ore.
Video new
Per vedere i filmati clik sull'icona di quello che scegli di vedere
Video Ros
www.ilconfronto.com www.ilconfronto.com www.ilconfronto.com www.ilconfronto.com www.ilconfronto.com www.ilconfronto.com www.ilconfronto.com www.ilconfronto.com www.ilconfronto.com www.ilconfronto.com www.ilconfronto.com www.ilconfronto.com www.ilconfronto.com www.ilconfronto.com www.ilconfronto.com www.ilconfronto.com YouTube
Le vignette di T&T
Cliccando sulla immagine link per visualizzare le vignette. Richiedi password per accedere

 


www.ilconfronto.com

Concili
nella storia
della Chiesa

Piccola
biblioteca
da "sfogliare"

Raccolta video
"Il Confronto"

I Migranti sono
Persone..
non questioni
migratorie

Riflessioni sui
Migranti:
ricordando
La storia
di Ruth

P. Sorge
La politica
di chiusura
Mostrerà
la propria
disumanità

Lettera al
Presidente
della Repubblca
delle clarisse
carmelitane

Il nuovo patto
delle Catacombe
Chiesa povera
per i poveri

Cardinale Zuppi
a "Che tempo che fa"

Papa Francesco
a "Che tempo che fa"