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Vangelo del giorno
Martedì 16 Aprile 2024
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».


(Gv 6,30-35)
Bibbia – CEI 2008
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Per citazione
(es. Mt 28,1-20):
Per parola:

Fede e Spiritualità

 939743.jpg La chiesa non è più credibile e non parla più al cuore dell’uomo perché ha dimenticato la misericordia.   E così realtà di disperazione e sofferenza più che trovare accoglienza , sono discriminate, messe al bando, escluse.   Forse è necessario che “ i farisei del nostro tempo, la casta sacerdotale, quelli che si pensano giusti [ Enzo Bianchi :13/Gennaio/ 2008  – Battesimo di Gesù –  Mt 3,13-17 ],come ai tempi di Giovanni Battista non si tirino fuori dal popolo  che, riconoscendosi peccatore, intraprende un cammino di conversione nella volontà di rompere con il peccato e rivestirsi di NOVITA’. 

E con questo popolo che Colui che è senza Peccato – unico e vero Sacerdote – cammina …e continua a camminare … per  riportare l’uomo nella comunione trinitaria attraverso il suo completo “ olocausto”.    

Dinanzi  a una  certa gerarchia” che con  scelte meditate, che “fanno pensare  un passo indietro rispetto al Concilio Vaticano II, che era stato un aprire le braccia all’intera comunità cristiana e oltre, a quel più vasto «popolo di Dio» che era e non può che essere costituito  che dall’umanità intera” [ Rossana Rossanda – il Manifesto 16/01/2008 – primato che ritorna]  la lettera dell’arcivescovo di Milano DIONIGI TETTAMANZI che ci mostra il volto di una Chiesa Madre di Misericordia. 

 NellaLettera agli sposi in situazione di separazione, divorzio e nuova unione dal titolo Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, entra, con delicatezza , si mette in ascolto del loro dolore e della loro sofferenza.«Per la Chiesa e per me Vescovo, siete sorelle e fratelli amati e desiderati. In voi ci sono domande e sofferenze che vi appaiono spesso trascurate o ignorate dalla Chiesa».
«La Chiesa non vi guarda come estranei che hanno mancato a un patto, ma si sente partecipe delle domande che vi toccano intimamente».

Cercando di entrare nella terribile esperienza di un amore che “ si rompe”  :  «Immagino che prima di questa decisione abbiate sperimentato giorni di fatica a vivere insieme – scrive il Cardinale -, nervosismi, impazienze e insofferenza, sfiducia reciproca, a volte mancanza di trasparenza, senso di tradimento, delusione per una persona che si è rivelata diversa da come la si era conosciuta all’inizio. Queste esperienze, quotidiane e ripetute, finiscono con il rendere la casa non più luogo di affetti e gioia, ma una pesante gabbia che sembra togliere la pace del cuore». 

Poi dice con chiarezza: «La Chiesa sa che in certi casi non solo è lecito, ma addirittura inevitabile prendere la decisione di una separazione: per difendere la dignità delle persone, evitare traumi più profondi, custodire la grandezza del matrimonio, che non può trasformarsi in un’insostenibile trafila di reciproche asprezze».   

 Dalla lettera traspare la forte apprensione per i figli delle coppie che si frantumano: « Voglio raccomandare a tutti i genitori separati di non rendere la vita dei loro figli più difficile, privandoli della presenza e della giusta stima dell’altro genitore. I figli hanno bisogno, anche seguendo le recenti garanzie legislative, sia del papà sia della mamma e non di inutili ripicche, gelosie o durezze».  

 E poi l’invito alla comunità all’accoglienza e alla  misericordia: non è possbile che la chiesa abbia scomunicato i divorziati o messo alla porta gli sposi che si sono separti.   Seguono poi le motivazioni per le quali c’èL’impossibilità  di accedere alla comunione eucaristica per gli sposi che vivono stabilmente un secondo legame sponsale”  ritenendo “comunque errato pensare che la norma regolante l’accesso alla comunione eucaristica significhi che i coniugi divorziati risposati siano esclusi da una vita di fede e di carità vissute all’interno della comunità ecclesiale  

Ma… nell’Eucaristia non dobbiamo forse contemplare l’Agnello di Dio che si carica di ogni peccato per rivestire il peccatore, disponibile alla conversione, dello splendore del perdono.  Come negare l’efficacia di questa infinita azione di misericordia e conversione soprattutto al peccatore che ne ha più bisogno; non a caso proclamiamo “Ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo !!”    

Molto bello comunque l’invito:  « Vi chiedo di partecipare con fede alla Messa, anche se non potete accostarvi alla comunione. Anche a voi è rivolta la chiamata alla novità di vita che ci è donata nello Spirito. Anche a vostra disposizione sono i molti mezzi della Grazia di Dio. Anche da voi la Chiesa attende una presenza attiva e una disponibilità a servire quanti hanno bisogno del vostro aiuto. E penso anzitutto al grande compito educativo che come genitori molti di voi sono chiamati a svolgere e alla cura di relazioni positive da realizzare con le famiglie di origine. Penso poi alla testimonianza semplice, se pur sofferta, di una vita cristiana fedele alla preghiera e alla carità. E ancora penso anche a come voi stessi, a partire dalla vostra esperienza, potrete essere di aiuto ad altri che attraversano situazioni simili alle vostre».

Non bisogna mai cedere all’idea che la Chiesa, popolo di Dio, sia guidata da uomini…e lo Spirito che la conduce e suscita profeti a tempo opportuno. 

              benedettoxvi01g.jpg                         

“Spe salvi” è la nuova enciclica presentata il 30 novembre  .

E’  in otto lingue: latino, italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese e polacco

Si inspira alla lettera di San Paolo ai Romani

 

(apri o salva file x leggere o scaricare l’enciclica )

lettera-enciclica-spe-salvi

                    

Nel leggere l’enciclica ci sembra opportuno condividere alcune riflessioni sulla speranza 

Da un’intervista del prof Jürgen Moltmann sugli aspetti principali della sua Teologia della Speranza 

L’escatologia è la dottrina della speranza cristiana, che abbraccia tanto la cosa sperata quanto l’atto dello sperare. Il cristianesimo è escatologia dal principio alla fine, e non soltanto in appendice: è speranza, è orientamento e movimento in avanti e perciò è anche rivoluzionamento e trasformazione del presente. L’elemento escatologico non è una delle componenti del cristianesimo, ma è in senso assoluto il tramite della fede cristiana, è la nota su cui si accorda tutto il resto, è l’aurora dell’atteso nuovo giorno che colora ogni cosa con la sua luce(Teologia della speranza).

 Il tempo di Dio dà all’uomo una speranza futura. Il futuro è ciò che guida la nostra storia e dà ad essa la speranza di un prospettiva messianica per questa terra.   A cominciare dall’Esodo e dalla profezia di Israele nell’antico Testamento sino alla passione e resurrezione di Gesù, nel nuovo Testamento, nella storia c’è una speranza di futuro, un movimento in avanti, una trasformazione del presente.  Il Dio di cui stiamo parlando non è  né sopra di noi, né nel mondo, ma è un Dio che si è manifestato dall’Esodo alla Resurrezione e che è sempre di fronte a noi e ci guida. La fine dei tempi è non solo un punto di arrivo, ma è anche la fonte e l’origine della vita che ci spinge a vivere nel presente la speranza del futuro di Dio.   Anche Teilhard de Chardin e in Dietrich Bonhoeffer  vedono il cammino di Dio parallelo e incrociato al cammino del mondo verso la meta di maggior pienezza. Bonhoeffer ci presenta un Dio che in Gesù Cristo soffre accanto all’umanità delle sue stesse sofferenze, senza sovrapporsi, ma permettendo ad essa di percorrere il suo cammino. Ne deriva quindi l’assunzione della sofferenza e del male dell’uomo in tutte le sue forme.  

 Dio, in Gesù Cristo, sta accanto agli umiliati, agli offesi, a chi vive nell’oppressione, in un cammino che già ora si realizza nel mondo, escludendo un’attesa neutra e passiva di una salvezza che avverrà solo nel giorno finale.  

Bonhoeffer scrive i suoi testi più significativi come lettere dal carcere, mentre vive sulla sua carne la sofferenza dell’uomo accompagnato dalla sofferenza di Dio e di Gesù Cristo.  Senza la componente della speranza, l’esistenza si degrada, non può neppure essere considerata “davvero umana”. Su questo aveva ragione Charles Péguy, quando paragonava la speranza alla sorella più piccola, rispetto alla fede e alla carità, capace però di trascinarle e farle camminare. 

 La speranza

( da “ Ciò che conta è amare” di Carlo carretto) 

Se nella fede abbiamo scoperto la nostra vocazione, è nella speranza che ci mettiamo in cammino per realizzarla. (…)

La speranza mantiene nel tempo l’intuizione avuta nella fede; la speranza è la fedeltà alla propria vocazione, la forza che la fa vivere giorno per giorno; lo sguardo lontano sulla meta lontana, fino all’ultimo giorno.(…)

L’esodo è la storia di un popolo che Dio s’era scelto, ed è un po’ il paradigma della storia di tutti gli uomini e quindi della nostra. Le sue tappe sono le nostre tappe, le sue prove sono le nostre prove, la sua speranza la nostra speranza.  La vera barriera in cui intoppò la speranza fu, per quel popolo in viaggio, il Mar Rosso.Non è facile mantenere la fiducia in un Dio invisibile e lontano, quando alle spalle, visibili e vicini sono i nemici e davanti a sbarrarci il cammino c’è il mare.Che si potesse aprire il mare era l’ultima idea che poteva venire in mente al popolo in fuga, ma che addirittura quel mare si sarebbe chiuso proprio al momento esatto del passaggio dell’armata egiziana, quella davvero era da raccontare. 

(…) Ma il difficile per noi non è credere a un fatto così strepitoso e lontano. Tale fatto, pur senza avere il coraggio di rigettarlo come assurdo e impossibile, lo possiamo incasellare in quell’insieme di cose e ricordi che formano una religiosità che non dice più nulla di vivo e di presente nella vita di ogni giorno.Il difficile,ora per ora, è lo sperare che fatti del genere, pur con le debite proporzioni, capitino «proprio a noi» in un dato momento della nostra vita, in una delle tante difficoltà insormontabili della nostra esistenza.Per esempio…

Qui ciascuno di noi può raccontare il suo esempio: non manca certamente.Dio, presto o tardi, ci conduce davanti al nostro Mar Rosso.

(…) E se il Mar Rosso fu un fatto e simbolo, e quale simbolo, nella storia della salvezza, ognuno di noi può trovare sulle sponde di esso non più un simbolo o un fatto lontano ma una realtà vivente: il Cristo.È lui il «passaggio», è lui il «miracolo», è lui la «forza», è lui il «sacramento», è lui la «vita», è lui la «vittoria».

            pentecote.jpg              

Dottrina del Signore (predicata) ai gentili per mezzo dei dodici Apostoli    

( apri o salva file )     

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Non s’è mai stancato di raccomandare l’unità, eppure continuiamo a vivere  lo scandalo della divisione

“Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa.

Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” ( Giovanni 17, 20-21)                                                                                                                      

Segnali incoraggianti dai lavori  della  delegazione cattolica guidata dal cardinale Kasper e dalla delegazione panortodossa guidata dal metropolita Zizioulas del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli

Più snella la strada  per la riunificazione di cattolici e ortodossi dopo lo scisma del 1054. 

Il Papa è il “primo dei patriarchi”, Roma è la “prima sede”, la Chiesa di Roma “presiede nell’amore”.  

 Dai lavori , tre determinati :la comunione ecclesiale, la conciliarità, l’autorità.   

Si concorda  che il vescovo è il capo della Chiesa locale e che nessuno può sostituirsi a lui che è l’Autorità locale.  

 Si riconosce  che “l’unica e santa Chiesa” si realizza contemporaneamente in ogni Chiesa locale, che celebra l’eucaristia, e nella comunione di tutte le Chiese.      Atri passaggi :  a livello regionale un gruppo di chiese riconosce al proprio interno un “ protos “ ( primo ),mentre a livello globale “ coloro che sono i primi nelle diverse regioni insieme a tutti i vescovi cooperano in ciò che riguarda la totalità della chiesa “… “ i primi dovranno poi riconoscere il primo tra di loro”.


La  conciliarità: è la cooperazione comune tra tutti. Tutti i vescovi  oltre a essere uniti tra di loro nella fede,  “hanno anche in comune la stessa responsabilità e lo stesso servizio nei confronti della Chiesa”. I concili sono lo “strumento principale” attraverso cui si esprime la comunione della Chiesa.

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