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Martedì 16 Aprile 2024
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».


(Gv 6,30-35)
Bibbia – CEI 2008
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Si celebra oggi 17 novembre 2019 (XXXIII del Tempo Ordinario) la terza Giornata Mondiale dei Poveri, che Papa Francesco ha dedicato al tema “La speranza dei poveri non sarà mai delusa”.

Il Messaggio, diffuso il 13 giugno scorso, si sviluppa su due grandi coordinate: la descrizione delle nuove forme di povertà che ogni giorno sono sotto i nostri occhi, e l’azione concreta di quanti con la loro testimonianza possono offrire speranza.

Una chiesa povera  per i poveri è diventata patrimonio dell’intera Chiesa Cattolica ma è nata in America Latina, un continente profondamente segnato da una presenza massiccia dei poveri, ma soprattutto dall’emergere della loro coscienza sulla scena continentale mentre imperversavano in America Latina numerose dittature che ricorrevano a metodi repressivi nei confronti dei movimenti popolari e in cui si installavano imprese multinazionali i cui interessi sono stati (e sono) tutelati spesso con attività eversive e illegali dall’imperialismo USA.

Il primo a evocarla indirettamente nel Radiomessaggio dell’11 settembre 1962 è stato Giovanni XXIII che aveva dichiarato: “la Chiesa si presenta quale è e vuole essere, come la Chiesa di tutti, e particolarmente la Chiesa dei poveri“.

Il Concilio parla poco della povertà,  appena menzionata nella costituzione pastorale Gaudium et spes; ma un gruppo informale di lavoro, composto da una quarantina di Padri conciliari e animato dall’arcivescovo brasiliano dom Helder Câmara  diffonderà alla fine del Concilio un testo importante, di grande vigore, sull’impegno della Chiesa al servizio dei poveri, noto come Patto delle catacombe” in quanto firmato al termine di una celebrazione eucaristica nelle catacombe di Domitilla, a Roma, il 16 novembre 1965). Anche a termine del Sinodo dell’Amazzonia, seguendo le orme di quanti parteciparono al patto delle catacombe del 1965,  con lo stesso spirito, un gruppo di partecipanti al Sinodo sull’Amazzonia si è recato nelle Catacombe di Domitilla per ribadire l’opzione preferenziale per i poveri auspicando una chiesa povera, serva, profetica e samaritana

Tante le esortazioni contenute nel messaggio; ne sottolineamo alcune.

L’opzione per gli ultimi, per quelli che la società scarta e getta via è una scelta prioritaria che i discepoli di Cristo sono chiamati a perseguire per non tradire la credibilità della Chiesa e donare speranza fattiva a tanti indifesi.

Mettiamo da parte le divisioni che provengono da visioni ideologiche o politiche, fissiamo lo sguardo sull’essenziale che non ha bisogno di tante parole, ma di uno sguardo di amore e di una mano tesa.

I poveri si avvicinano a noi anche perché stiamo distribuendo loro il cibo, ma ciò di cui hanno veramente bisogno va oltre il piatto caldo o il panino che offriamo.

I poveri hanno bisogno delle nostre mani per essere risollevati, dei nostri cuori per sentire di nuovo il calore dell’affetto, della nostra presenza per superare la solitudine. Hanno bisogno di amore, semplicemente. A volte basta poco per restituire speranza: basta fermarsi, sorridere, ascoltare.

I poveri non sono numeri a cui appellarsi per vantare opere e progetti. I poveri sono persone a cui andare incontro: sono giovani e anziani soli da invitare a casa per condividere il pasto; uomini, donne e bambini che attendono una parola amica. I poveri ci salvano perché ci permettono di incontrare il volto di Gesù Cristo.

 Nell’omelia della messa per la celebrazione di questa giornata per i poveri, riferendosi al brano evangelico della XXXIII domenica del T.O. Papa Francesco ha sottolineato che  «…non on va seguito  chi diffonde allarmismi e alimenta la paura dell’altro e del futuro, perché la paura paralizza il cuore e la mente. … Eppure  quante volte ci lasciamo sedurre dalla fretta di voler sapere tutto e subito, dal prurito della curiosità, dall’ultima notizia eclatante o scandalosa, dai racconti torbidi, dalle urla di chi grida più forte e più arrabbiato, da chi dice ‘ora o mai più’. Ma questo non viene da Dio  …. Se ci affanniamo per il ‘subito’ dimentichiamo quel che rimane per sempre: inseguiamo le nuvole che passano e perdiamo di vista il cielo

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